di Giuseppe Scarlata, Antonino Napoleone, Maria Chiara Rosace |5 Febbraio 2021.

La ricerca si è mossa ad una velocità  sorprendente sia in ambito diagnostico che nell’ambito della profilassi grazie allo sviluppo e al lancio della campagna vaccinale. La strada per comprendere a pieno i meccanismi di infezione e replicazione del virus, nonchè l’evolversi dell’infezione nell’organismo umano, è ancora lunga. Ciononostante, grazie ai risultati della ricerca scientifica le nostre conoscenze da un anno a questa parte sono notevolmente aumentate: sappiamo con certezza che il periodo di incubazione di COVID-19 è mediamente di 5-7 giorni (per approfondire: Covid-19 – Casi asintomatici e periodo d’incubazione), il quadro clinico della sintomatologia è abbastanza chiaro, così come i metodi di trasmissione.  Cosa succede però una volta che l’organismo ha sconfitto il virus?  È possibile che qualche traccia rimanga anche dopo la sua totale eliminazione da parte del nostro sistema immunitario? La risposta purtroppo è affermativa, ed è per questo che oggi si parla sempre più diffusamente della Sindrome post-COVID-19

Cos’è la Sindrome post-COVID-19? 

Si tratta di uno stato patologico caratterizzato da un complesso di sintomi più o meno gravi e chiaramente riconducibili ai postumi causati dall’infezione da SARS-CoV-2. Uno studio pubblicato qualche mese fa sulla prestigiosa rivista JAMA,  ad opera dei ricercatori del Dipartimento di Geriatria del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, ci viene in aiuto per chiarire e delineare le caratteristiche della sindrome post-COVID-19. Lo studio è stato condotto seguendo delle precise metodologie di reperimento dei dati e follow-up della coorte di individui coinvolti, secondo il seguente protocollo:  

  • è stato istituito un servizio ambulatoriale post-acuto per i pazienti dimessi dall’ospedale in seguito a COVID-19 (e quindi risultati negativi al test molecolare con RT-PCR);  
  • i pazienti hanno compilato una serie di questionari durante la fase acuta della malattia per monitorare la presenza o l’assenza di sintomi e la loro eventuale scomparsa al momento della visita di follow-up;  
  • Infine, i pazienti hanno attribuito un punteggio da 0 a 100 alla loro qualità di vita prima della malattia e al momento della visita ambulatoriale.  

In totale sono stati raccolti i dati di 143 pazienti (poco più della metà donne), con un’età media di 57 anni. Dei 143 pazienti, il 72,7% riportava prove di polmonite interstiziale durante l’ospedalizzazione, tanto da richiedere nel 15% dei casi una ventilazione non invasiva e nel 5% dei casi una ventilazione invasiva, per tutta la durata media della degenza (approssimativamente di circa di 14 giorni). Al momento della valutazione solo il 12,6% era asintomatico, mentre il 32% riferiva uno o due sintomi e il 55% tre o più di tre. Dai risultati è emerso che il 44,1% dei pazienti ha dichiarato un peggioramento delle condizioni di vita. La Figura 1 mostra come una percentuale elevata di individui abbia riportato sintomi quali fatica (53,1%), dispnea (43,4%), dolore alle articolazioni (27,3%) e dolore al petto (21,7%) al momento della visita ambulatoriale. Complessivamente, dei pazienti guariti da COVID-19, l’87,4% ha riportato la persistenza di almeno un sintomo legato alla malattia. 

Figura 1. Sintomi relativi alla fase acuta e post-COVID-19 

Ma non è tutto. Ulteriori studi riportano infatti altri sintomi rilevanti, tra cui problemi di equilibrio, declino cognitivo e disturbi della salute mentale dovuti alla lunga degenza nei reparti di rianimazione. Quest’ultimo sintomo non è per nulla sorprendente considerato che disturbi legati al profilo psichico e psicologico sono emersi persino nei soggetti sani costretti all’autoisolamento durante il periodo di lock-down (per approfondire “Covid-19: I rischi dietro l’auto isolamento”). Inoltre, il danno che hanno riscontrato una notevole percentuale di pazienti a carico dei  reni, del sistema respiratorio e del sistema cardiocircolatorio, è stato associato a risposte iperinfiammatorie da attribuire alle conseguenze generate dalla cascata citochinica durante il processo patogenetico, fino ad arrivare nei casi più gravi, alla produzione di micro trombi, embolie e fenomeni di ipossia.  

La Sindrome post-COVID-19 può colpire anche gli asintomatici? 

Ci si dovrebbe aspettare che le infezioni asintomatiche siano caratterizzate da assenza o lieve comparsa di sintomi e nessuna conseguenza che possa indurre a pensare ad una sindrome post-COVID. Eppure, in una ricerca pubblicata su Nature Medicine è stato visto che anche in caso di infezione asintomatica è possibile riscontrare delle anormalità rilevabili attraverso esami radiologici e di laboratorio. Sono stati presi in esame 37 individui, di cui 22 di sesso femminile, di età compresa fra gli 8 e i 75 anni, che sono risultati positivi al test molecolare tramite RT-PCR, ma senza aver sviluppato alcun sintomo clinico rilevante. Per analizzare e riportare i progressi dell’infezione, i pazienti sono stati monitorati giornalmente e sottoposti a diversi esami, tra cui esami del sangue, funzione coagulativa, funzione epatica e renale ed esami radiografici del torace (Chest Computed Tomography). I risultati hanno mostrato che dei 37 individui coinvolti nello studio, in 3 è stata riscontrata linfocitopenia (livelli bassi di linfociti), in 1 paziente trombocitopenia (livelli bassi di piastrine), in 6 di loro elevati livelli di alanina aminotransferasi (ALT, è un enzima presente principalmente nel fegato e nei reni, il cui valore elevato indica la presenza di danno/disturbo a livello epatico o renale), e in 11 elevati livelli di proteina C-reattiva (indica un processo infiammatorio in corso). Gli esami radiografici al torace hanno rivelato la presenza di opacità a vetro smerigliato in 11 pazienti (focal ground-glass opacities, il 29,7%), e di strisce in 10 pazienti (stripe shadows, il 27%) rispetto ai 37 in esame, ad indicare la presenza di un processo infiammatorio nelle aree polmonari interessate (Figura 2). Questo è stato ulteriormente elucidato dalla concentrazione superiore al normale di alcune citochine/molecole pro-infiammatorie rilevate agli esami del sangue, ad indicare la presenza di un processo infiammatorio in corso, seppur in misura nettamente ridotta rispetto agli individui sintomatici.

Figura 2. a) Tomografia computerizzata di una donna di 45 anni che mostra opacità focali a vetro smerigliato nel lobo inferiore del polmone sinistro (freccia rossa). b) TAC di una donna di 50 anni che mostra opacità a vetro smerigliato e strisce coesistenti nel lobo inferiore del polmone destro (freccia rossa).

Un problema da non sottovalutare

È chiaro quindi che anche una volta dimessi, i pazienti possono risultare debilitati e la qualità della vita, una volta superata l’infezione, può risentirne negativamente. Non si sa ancora abbastanza sulla Sindrome post-COVID-19 e per comprenderla a pieno sarà necessario finanziare nuove ricerche, condurre ulteriori studi e raccogliere dati clinici.  Il problema non è da sottovalutare e l’unico rimedio per il momento è ancora una volta la prevenzione, prevenzione tramite il distanziamento sociale, l’utilizzo di mascherine e di gel igienizzanti. Condividiamo la fiducia nelle scienze mediche e non mediatiche, ricordando che per lasciarci alle spalle la pandemia di COVID-19 serve la collaborazione da parte di tutta la popolazione.

Bibiliografia:

  1. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/symptoms-testing/symptoms.html 
  2. Carfì A, Bernabei R, Landi F, for the Gemelli Against COVID-19 Post-Acute Care Study Group. Persistent Symptoms in Patients After Acute COVID-19. JAMA. 2020;324(6):603–605. doi:10.1001/jama.2020.12603 
  3. Jaffri A, Jaffri UA. Post-Intensive care syndrome and COVID-19: crisis after a crisis?. Heart Lung. 2020;49(6):883-884. doi:10.1016/j.hrtlng.2020.06.006 
  4. Hanff TC, Mohareb AM, Giri J, Cohen JB, Chirinos JA. Thrombosis in COVID-19. Am J Hematol. 2020 Dec;95(12):1578-1589. doi: 10.1002/ajh.25982. Epub 2020 Sep 16. PMID: 32857878; PMCID: PMC7674272. 
  5. Long Q-X, Tang X-J, Shi Q-L, et al. Clinical and immunological assessment of asymptomatic SARS-CoV-2 infections. Nat Med. 2020;26:1200-1204. doi:10.1038/s41591-020-0965-6 
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