di Antonino Napoleone, Domenico Gangemi | 05 Agosto 2021.

Potrebbe sembrare un titolo pubblicitario di una pizzeria di Napoli, invece è proprio il nome dello studio effettuato da un gruppo di medici e scienziati presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano e l’Istituto di Statistica Medica dell’Università degli Studi di Milano, Italia, in collaborazione con l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro di Lione, Francia, e L’oggetto di studio non è semplicemente un alimento qualunque, ma rappresenta un simbolo di “Italianità” nel mondo, radicato nella cultura e nelle tradizioni culinarie del Bel Paese da secoli, dietro cui si celano storie e metodi di preparazione antichissimi tramandati di generazione in generazione. Infatti, secondo la tradizione, la prima “Pizza Margherita” sarebbe stata preparata dal cuoco Raffaele Esposito nel giugno del 1889, condita con pomodori, mozzarella e basilico in rappresentanza dei colori della bandiera italiana, in onore della Regina d’Italia Margherita di Savoia in visita a Napoli. Quindi cosa avrà ispirato i ricercatori ad intraprendere uno studio per verificare se il consumo di pizza protegge effettivamente dal rischio di cancro? Probabilmente sarà stato per un motivo statistico, visto che si calcolano circa 8 milioni di pizze sfornate al giorno in Italia, per un totale di quasi 2 miliardi di pizze all’anno, che secondo le stime dovrebbero corrispondere a circa 8 kg di pizza mangiati in un anno da ogni italiano. Senza contare la tendenza riscontrata durante i precedenti mesi di lockdown, quando il consumo e la preparazione di pizza fatta in casa è letteralmente “lievitato” (leggi anche qui: come sono cambiate le abitudini alimentari e lo stile di vita durante la pandemia). Numeri davvero sorprendenti, che rendono questo studio particolarmente interessante soprattutto sotto il profilo nutrizionale ed epidemiologico, considerando la correlazione fra dieta e incidenza di cancro.

Metodi di studio

Il gruppo di ricerca ha analizzato il potenziale ruolo preventivo della pizza sul rischio di insorgenza di cancro, utilizzando dati presi da un network integrato di numerosi studi “caso-controllo” condotti in Italia tra il 1991 e il 2000. Uno studio caso-controllo è uno studio retrospettivo che prende in esame due gruppi omogenei di individui rispetto all’esposizione di un determinato fattore di rischio: un gruppo ha avuto l’esito di interesse (casi) e l’altro non l’ha avuto (controlli). L’analisi ha coinvolto un largo numero di partecipanti, in cui erano inclusi pazienti in cui era stata confermata la diagnosi di cancro (598 pazienti con cancro alla cavità orale e faringe, 304 con cancro all’esofago, 460 con cancro alla laringe, 1225 con cancro al colon e 728 con cancro al retto) e individui controllo (4999 soggetti non aventi alcuna neoplasia). Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una serie di questionari molto dettagliati per raccogliere più dati possibili su stile di vita, salute, consumo di alcol, esposizione a fumo, abitudini alimentari e consumo di pizza giornaliero. La coorte di studio è stata quindi suddivisa in tre gruppi:

  • Gruppi di non consumatori di pizza (meno di una pizza/mese)
  • Gruppo di consumatori occasionali (1-3 pizze/mese)
  • Gruppo di consumatori regolari (1 o più pizze/settimana)
Risultati dello studio

Fra i tre gruppi presi in esame, nei consumatori regolari di pizza è risultata una minore tendenza di rischio di sviluppare cancro alla cavita orale, alla faringe, all’esofago e al colon. Le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori dopo anni di lavoro e avanzate analisi statistiche, suggeriscono che il consumo di pizza è un indicatore favorevole del rischio di sviluppare cancro al tratto digerente. Tuttavia, i ricercatori hanno aggiunto, che gli effetti benefici alla salute derivati dal consumo di una buona pizza includono altre variabili da non trascurare. Infatti, la composizione della pizza comprende in prevalenza carboidrati (~50%), ma anche salsa di pomodoro (~20%), mozzarella (~20%) ed olio extravergine d’oliva (~4%), più altri ingredienti di condimento variabili (Figura 1). In particolare, la salsa di pomodoro e l’olio extra vergine d’oliva (EVO) sono stati oggetto di vari studi ed è stata dimostrata da tempo la loro associazione inversa con il rischio di sviluppare diverse tipologie di neoplasia, incluse quella al tratto digestivo e alla laringe. La salsa di pomodoro è ricca di antiossidanti, di vitamine e di licopene, un carotenoide ampiamente studiato per l’effetto terapeutico, anti-progressivo e preventivo nei confronti del cancro alla prostata e al tratto digerente. I benefici apportati alla salute associati all’olio EVO sono invece legati alla presenza di grassi mono-insaturi, acido alfa-linoleico, polifenoli e tocoferoli (vitamina E), che hanno azione antiossidante, antinfiammatoria, anti-cancro e preventiva riguardo l’insorgenza di disturbi cardiovascolari.

La pizza napoletana diventa patrimonio dell'umanità Unesco | L'HuffPost
Figura 1. La pizza napoletana preparata secondo il metodo della tradizione è patrimonio culturale dell’UNESCO.

La pizza tradizionale e la dieta mediterranea

Come già accennato la pizza è uno degli alimenti più noti e presenti nella cucina italiana, e necessariamente va ad inserirsi nella lista dei prodotti che contraddistinguono la rinomata dieta mediterranea. Di questa lista di prodotti, fanno parte frutta, verdura, cereali, farine integrali, legumi, pesce, formaggi, frutta secca e semi, etc. Cioè prodotti dal paesaggio alla tavola, il cui effetto benefico sulla salute deriva dalla varietà, dalla freschezza e dai metodi tradizionali di preparazione e/o coltivazione o raccolta. La pizza può essere considerata uno degli alimenti tipici della dieta mediterranea, ma solo se preparata con metodo tradizionale (farine adatte, tempi di lievitazione, temperatura, sale marino etc.) e con ingredienti biologici, freschi e di origine controllata. Purtroppo, la diffusione di catene, o di pizzerie dove la preparazione della pizza avviene in modo approssimativo, senza rispettare i tempi necessari e con ingredienti di bassa qualità e di basso valore nutritivo, ha trasformato totalmente un alimento “tradizionale” in uno dei cosiddetti cibi da fast-food o “cibi spazzatura”. Oggi i ritmi di vita sono cambiati notevolmente rispetto al passato, e la frenesia delle nostre giornate rendono più rari i momenti in cui è possibile godersi “lentamente” un pasto. Troppo spesso si tende a sottovalutare quanto un’alimentazione bilanciata e sana incida sulla nostra salute e sul nostro stato d’animo quotidiano. Dai risultati ottenuti in questo studio, deve essere estrapolato un messaggio importante, e cioè che non è un alimento di per sé a costituire un fattore in grado di apportare benefici alla salute, ma è un insieme di elementi che lo caratterizzano, come la qualità degli ingredienti utilizzati, il metodo di preparazione e il consumo moderato all’interno di una dieta bilanciata. Certamente la scelta finale spetta ai consumatori, ma è bene farlo in piena consapevolezza. Non a caso la cucina italiana e la dieta mediterranea sono continuo oggetto di studio, fino a divenirne una vera e propria etichetta, e in fin dei conti, come si dice in Italia, “il cibo è amore”.

Bibliografia
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