Di Giovanna Caparello 1 | 12 Maggio 2020.

  1. Biologa Nutrizionista e Specializzanda in Scienze della Nutrizione presso l’Università degli Studi Tor Vergata di Roma.

Il 30 gennaio 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato ufficialmente l’epidemia COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale.[1] Inizia così un periodo storico in cui popolazioni di tutto il mondo hanno subito il tanto citato periodo di lockdown. Lo stile di vita, spesso frenetico, della società odierna si è improvvisamente fermato. Attività (lavorative, ricreative, sociali) si sono interrotte bruscamente e questo ha costretto molte persone a cambiare il proprio stile di vita. Molti ricercatori hanno così voluto approfondire quali fossero gli aspetti che maggiormente sono cambiati nella vita delle persone.

Cosa ha determinato l’isolamento sociale nella quotidianità della popolazione Italiana?

Le restrizioni applicate per limitare l’uscire di casa, hanno letteralmente “stravolto la quotidianità” delle persone. Un report dell’Istat conferma come anche i bisogni più fisiologici del dormire e mangiare abbiano subito delle modificazioni. Una parte di cittadini che è rimasta a casa e ha interrotto il suo regolare ritmo lavorativo ha dichiarato di avere avuto più tempo per la cura di se stessi, dei figli e della propria casa, ha passato più tempo davanti alla tv, al computer e ad ascoltare musica; le relazioni sociali e le attività ricreative sono state effettuate tramite i canali permessi (telefonate, videochiamate, internet e social networks). È aumentato anche il tempo trascorso tra libri e videogiochi soprattutto tra i più giovani.[2]

Cosa emerge dalle indagini dei ricercatori sullo stile di vita e alimentazione durante il lockdown?

Interessantissimi dati sono emersi da una indagine condotta sull’intero territorio Italiano, grazie ad un progetto di ricerca “Eating Habits and Lifestyle Changes in COVID19 lockdown” (EHLC-COVID19), coordinato dalla Prof.ssa Laura Di Renzo, realizzato dalla Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione e dalla Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica, del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione di Tor Vergata, diretto dal Prof. Antonino De Lorenzo. Tale progetto è stato avviato ad Aprile 2020 attraverso l’utilizzo di un’indagine (web-survey) che ha avuto l’obiettivo di valutare quanto siano cambiate le abitudini alimentari e lo stile di vita degli italiani durante la il periodo di quarantena.[3] Secondo questo studio, gli Italiani hanno passato più tempo davanti ai fornelli e nella preparazione di pizza (33,6%) e dolci (43,7%) rigorosamente fatti in casa. I dati elaborati dall’ufficio studi di Coop, nella quarta e quinta settimana dalla diffusione del coronavirus, la corsa all’acquisto di farina e lievito di birra, è cresciuta rispettivamente del 205% (+114% nelle prime tre settimane di pandemia) e del 203% (contro il +117 per cento). Gli italiani hanno preferito alimenti surgelati e conservati come legumi, ortaggi, pesce e formaggi, mentre hanno ridotto il consumo di pesce fresco, dolci confezionati e snack, cibo da asporto e bevande alcoliche (Figure 1).  Il 29,8 % delle persone ha ammesso di non essersi rifugiato nel cosiddetto “cibo spazzatura“, quali snack salati, bevande gassate e zuccherate, carne processata, prodotti da forno e dolci confezionati. Il 48,6% della popolazione ha dichiarato di avere notato un aumento del proprio peso corporeo durante il periodo di isolamento e il 34,4% ha dichiarato di avere percepito un aumento del senso di fame; in particolare quest’ultimo aspetto è stato rilevato maggiormente nella popolazione più giovane. Infatti, è risaputo che vivere esperienze stressanti o emozioni negative può innescare il fenomeno della cosiddetta fame emotiva, cioè un aumento dell’appetito non per necessità fisica, ma per bisogno emotivo e mentale. Un altro fenomeno comune constatato deriva dal mangiare con più frequenza per senso di noia, soprattutto cibi ricchi in zuccheri e carboidrati (voglia di “sgranocchiare qualcosa”, dall’inglese “food craving”) per cercare di evadere la monotonia del passare tanto tempo a casa.


Figure 1. Variation in food intake during the COVID-19 emergency.

Le abitudini alimentari, in termini qualitativi, sono state ulteriormente indagate attraverso un questionario per valutare l’aderenza alla Dieta Mediterranea, un modello alimentare e di stile di vita diventato patrimonio dell’UNESCO.[4] L’indagine ha dimostrato complessivamente una Media Aderenza alla Dieta Mediterranea nella nostra Penisola ed inoltre le regioni del Nord e del Sud sembrano essere maggiormente aderenti, rispetto al Centro Italia.

Quali sono stati gli aspetti più significativi riguardanti lo stile di vita?

L’indagine promossa dal progetto EHLC-COVID19 ha voluto approfondire aspetti riguardanti la percezione del cambiamento anche sulle consuete abitudini di fumo, sonno e attività fisica.
La qualità e la quantità del sonno hanno subito delle alterazioni, infatti sono risultate aumentate le ore dedicate al sonno, dove i soggetti che hanno dormito più di 9 ore sono passati dal 1,4% al 9,1%. Anche l’abitudine di fumare ha subito delle variazioni, infatti il 3,3% delle persone che si sono dichiarate fumatori nel periodo pre-pandemia ha affermato di avere smesso di fumare durante la quarantena e risulta diminuito anche il numero di sigarette e/o sigari consumati al giorno. Lo svolgimento dell’attività fisica in casa ha avuto un ruolo importante soprattutto per chi già svolgeva dello sport, in quanto sembrerebbe essere incrementata la frequenza dell’allenamento in casa a più di 5 volte alla settimana. Probabilmente la percezione di avere preso peso durante l’isolamento sociale ha scatenato un maggiore interesse per la salute e quindi un riadattarsi a quello che può essere definito uno stile di vita sano e salutare, non solo dal punto di vista alimentare ma piuttosto nella sua totalità (Figure 2).

Figure 2. Frequency (a) and type of training (b, c) before and during the COVID-19 emergency.

Che cosa ci aspettiamo per le prossime fasi?

Le precedenti abitudini alimentari e lo stile di vita probabilmente riprenderanno o stanno già iniziando a essere ripresi. Un’assunzione inadeguata di alimenti contenuti nella dieta mediterranea espone l’intera popolazione a specifici danni ossidativi. Il danno ossidativo, dipendente dal consumo di cibo spazzatura e ultra-processato, contribuisce in modo significativo ad una maggiore suscettibilità a sviluppare obesità e altre malattie croniche. Viceversa, una corretta alimentazione ricca di nutrienti con attività antiossidante e antinfiammatoria e il consumo di alimenti freschi e stagionali, come previsto nella Dieta Mediterranea, è altamente protettivo. Nuove indagini e osservazioni iniziano già ad essere disponibili in letteratura scientifica e questo ci permetterà di approfondire e studiare l’impatto del cambiamento scatenato da una situazione ancora non totalmente sconfitta.

Bibliografia e sitografia:

1 -Guo YR, Cao QD, Hong ZS, et al. The origin, transmission and clinical therapies on coronavirus disease 2019 (COVID-19) outbreak – an update on the status. Mil Med Res. 2020;7(1):11. Published 2020 Mar 13. doi:10.1186/s40779-020-00240-0.
2 –https://www.istat.it/it/files//2020/06/Giornate_in_casa_durante_lockdown.
3 -Di Renzo L., Gualtieri P., Pivari F., Soldati L., Attinà A., Cinelli G., Leggeri C., Caparello G., Barrea L., Scerbo F., Esposito E., De Lorenzo A. Eating habits and lifestyle Changes during COVID-19 lockdown: an Italian Survey, 28 May 2020, PREPRINT (Version 1) available at Research Square [+httpp://doi.org/10.21203/rs-30403/v1+].
4 -Serra-Majem L, Ortiz-Andrellucchi A. La dieta mediterránea como ejemplo de una alimentación y nutrición sostenibles: enfoque multidisciplinar [The Mediterranean diet as an example of food and nutrition sustainability: a multidisciplinary approach]. Nutr Hosp. 2018;35(Spec No4):96‐101. Published 2018 Jun 12. doi:10.20960/nh.2133.
5 –https://it.businessinsider.com/prodotti-piu-acquistati-coronavirus-covid-supermercati/

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