di Giuseppe Scarlata, Antonino Napoleone, Domenico Gangemi | 22 Maggio 2020

La pandemia di Coronavirus Infectious Disease-19 (COVID-19) ha fortemente scosso l’equilibrio geopolitico a livello globale, costringendo la maggior parte dei governi a prendere decisioni drastiche in materia di interazioni sociali, fino a livelli di totale lock-down per limitare il numero dei contagi. Dopo mesi di restrizioni draconiane, diversi paesi iniziano ad approcciare la fase 2 e 3 della pandemia con una riduzione del numero dei contagi parallela all’ampliamento delle libertà individuali. Recenti modelli epidemiologici, predicono e mettono in guardia su una possibile seconda ondata di casi in concomitanza con l’attenuazione delle misure restrittive e dell’abbassamento della guardia generalizzato da parte della popolazione. La strategia più accreditata proposta dagli scienziati per far fronte alle fasi 2 e 3 della pandemia nel modo più sicuro, prevede l’impiego massivo di tamponi e il contact tracing su larga scala tramite download sullo smartphone di un’app. Diverse apps sono in fase di sviluppo (es. l’app NHS nel Regno Unito, l’app sviluppata dalla partnership Google – Apple) altre sono pronte ad essere rese disponibili, tra cui l’app Immuni accolta con favore in Italia dal Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione in accordo con il Ministero della Salute.

Che cos’è il contact tracing e perché potrebbe essere utile contro COVID-19?

È stato scientificamente dimostrato che il virus si trasmette anche da individui presintomatici e asintomatici. Mettere in quarantena solo gli individui che presentano sintomi potrebbe non essere sufficiente a contenere il numero dei contagi, ma bisognerebbe agire su tutti coloro entrati in contatto con gli individui risultati positivi al tampone. È stato dimostrato che il rischio di contagio è più alto se si è a contatto per almeno 10-15 minuti con un individuo infetto entro una distanza di 1,5 – 2 metri (Figure 1.). Questi parametri fungono da riferimento per il contact tracing, con lo scopo di riuscire a tracciare gli individui entrati in prossimità di pazienti infetti e allertarli sulla possibilità di essere stati contagiati. Se l’app fosse scaricata su larga scala, renderebbe più immediata ed efficiente l’individuazione degli individui da testare con il tampone e/o da destinare all’auto-isolamento, evitando di far diffondere maggiormente il contagio. Secondo un modello statistico presentato di recente dall’Università di Oxford, di circa l’80% della popolazione nel Regno Unito che utilizza uno smartphone, sarebbe necessario che almeno il 56% (circa 37 milioni su un totale di 68 milioni di abitanti) scaricasse l’app per renderla davvero efficace.

Figure 1. COVID-19 tracing approach via Bluetooth.

Tecnologia Bluetooth vs. GPS

Immuni è un’app di contact tracing che sarà scaricabile gratuitamente da App Store e Play Store per iOS e Android, in forma totalmente volontaria e probabilmente alla fine del mese. Al primo accesso basterà inserire la provincia di riferimento, dichiarare di avere più di 14 anni e accettare la sua privacy policy. L’applicazione sfrutterà la tecnologia Bluetooth al fine di tracciare e raccogliere segnali unidirezionali (beacon) in presenza di due smartphones a breve distanza l’uno dall’altro. Il primo vantaggio è che non sarà necessario attivare la connessione internet, ma solo la tecnologia Bluetooth Low-Energy, con un netto risparmio della batteria del device, il secondo e più rilevante riguarda il non utilizzo della localizzazione GPS per tracciare gli spostamenti dell’utente, al fine di garantirne totalmente la privacy. Immuni genera dei codici anonimi durante un contatto ravvicinato con altri utenti, senza diffondere dati o informazioni personali, ma semplicemente valutando la distanza e il tempo di contatto (da cinque fino ad un massimo di 30 minuti). A differenza della localizzazione GPS, si risolvono tanti inconvenienti, ad esempio se il segnale GPS fosse disturbato o l’imprecisione della localizzazione nello stesso edificio a più piani. In caso di contatto con un individuo risultato positivo nell’area circoscritta del segnale Bluetooth dell’app, una notifica viene inviata a tutti gli utenti in base ai codici anonimi generati, indicando il comportamento da adottare a seconda del livello di rischio contagio basso, medio o alto. Il tutto è supportato e coordinato da personale sanitario qualificato, che interviene anche per registrare sull’app la positività al COVID-19 ed evitare false segnalazioni agli utenti (Figure 2.).

Figure 2. Data share with the server after receiving a COVID-19 diagnosis.

Privacy

La base tecnologica di contact tracing mediante tecnologia Bluetooth adottata da Immuni si fonda sulla Privacy-Preserving Contact Tracing, proposta da Apple e Google in rispetto dei dati e delle informazioni degli utenti. Da un punto di vista epidemiologico infatti non è cruciale conoscere i luoghi o gli spostamenti dei singoli utenti, né avere o diffondere informazioni personali, ma è sufficiente risalire ai codici anonimi generati dall’app e tracciare gli individui entrati in contatto con pazienti infetti. Non è possibile risalire a dati o informazioni personali degli individui risultati positivi, poiché i codici vengono generati casualmente e cambiano periodicamente. L’unico dato che verrà raccolto e a cui avranno accesso le autorità sanitarie, riguarda il numero di notifiche inviate ogni giorno in modo da aggiornare i dati statistici e avere un quadro generale della diffusione dei contagi.

Contact tracing apps nel resto del mondo

Quali sono invece le app di contact tracing nel resto del mondo?

  • Trace Together (Singapore): app che opera in modo simile a Immuni e che si basa sul sistema bluetooth;
  • Corona 100 (Corea del Sud): decisamente più invasiva in quanto traccia i movimenti delle persone e conseguentemente i loro ultimi contatti e ogni loro attività svolta;
  • Health Code (Cina): attualmente lo strumento più invasivo dal punto di vista della privacy in quanto dopo aver tracciato ogni spostamento dell’utente gli assegna un codice (verde, rosso, giallo) indicando chi di loro dovrà essere obbligato alla quarantena oppure potrà svolgere le normali attività quotidiane;
  • Privacy Kit (Boston): l’app prevede l’utilizzo del bluetooth e della geolocalizzazione tracciando gli spostamenti e salvandoli in memoria ogni cinque minuti, permettendo che restino unicamente nello smartphone del suo possessore;
  • Covid Guard (Danimarca): una delle app più giovani è stata realizzata da tre studenti danesi e sfrutta la tecnologia bluetooth registrando contatti avuti con persone per più di due minuti e a una distanza massima di due metri, inviando una notifica anonima qualora uno di questi contatti sia risultato positivo al nuovo coronavirus e invitando l’utente all’auto-isolamento.

La collaborazione tra Apple e Google

Per fronteggiare la pandemia anche sul profilo tecnologico Google e Apple hanno annunciato una partnership storica per apportare migliorie e supportare le autorità sanitarie e governative a livello mondiale. Entrambe le aziende lanceranno una soluzione che include interfacce di programmazione delle applicazioni (API) e tecnologia a livello di sistema operativo per aiutare a consentire il contact tracing e le operazioni interconnesse tra i dispositivi con sistemi operativi Android e iOS. Inoltre Apple e Google lavoreranno in sintonia per ottimizzare la tecnologia Bluetooth incrementandone le funzionalità nel tracciare i contagi e soprattutto per estendere le connessioni con più app anche su territorio internazionale. Infatti si andrebbe a risolvere uno dei limiti attuali del sistema proposto, che riguarda proprio gli spostamenti internazionali non monitorabili con le singole app a livello nazionale. Inoltre l’obiettivo è di potenziare il numero dei download e i sistemi di tutela e protezione della privacy, trasparenza e consenso informato degli utenti (Privacy-Preserving Contact Tracing).

Conclusioni

Non sono mancate avversione e critiche, dovute soprattutto al rischio che app simili possano non garantire pienamente la privacy degli utenti. Inoltre numerosi sono ancora i dubbi da chiarire, soprattutto sul profilo psicologico e sociale, perché emergono ulteriori conseguenze all’utilizzo estensivo di queste app: che ruolo avrà il personale sanitario in questa “ragnatela informatica”? Come dovranno reagire gli utenti in ambienti pubblici in caso di notifica di rischio positività dall’app? In contesti lavorativi, come dovranno reagire i datori di lavoro coi dipendenti? Nei locali di ristorazione o nei centri commerciali più affollati invece?

L’app di contact tracing risulterà certamente utile nel tracciare e identificare nuovi focolai soprattutto nelle fasi 2 e 3 della pandemia, ma è necessario far sì che questo approccio soddisfi appieno la fiducia degli utenti e venga accompagnato da una solida ed estensiva campagna di tamponi e test diagnostici. Inoltre questa pandemia ha messo in luce quanto la responsabilità e le buone norme comportamentali dei singoli cittadini contino più di ogni altra cosa. Questi fattori combinati sono la vera chiave per la futura gestione e la riuscita di questa corsa contro il virus. Condividiamo la fiducia nelle scienze mediche e non mediatiche, per arginare tutto questo serve la collaborazione di tutti.

Bibliografia:

  1. https://innovazione.gov.it/un-aggiornamento-sull-applicazione-di-contact-tracing-digitale-per-l-emergenza-coronavirus/
  2. https://www.wired.it/attualita/tech/2020/04/20/il-contact-tracing-via-app-quale-strategia-usare/
  3. https://www.marionegri.it/magazine/tracciamento-covid-19?/
  4. https://www.ispazio.net/1970108/ecco-come-funzionera-immuni-e-quando-sara-disponibile?
  5. https://www.dtu.dk/english/news/2020/05/students-behind-covid-19-app-win-hackathon?id=6f428ad5-5d0a-43a5-ac75-6d51f18d1071
  6. Abeler J. et al., JMIR Mhealth Uhealth 2020;8. doi:10.2196/19359.
  7. https://www.apple.com/newsroom/2020/04/apple-and-google-partner-on-covid-19-contact-tracing-technology/