di Antonino Napoleone, Domenico Gangemi, Giuseppe Scarlata | 1 Novembre 2020.

Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante, arrivando a delineare meccanismi patogenetici, nonché terapie innovative che fino a qualche anno fa sembravano impensabili. Tuttavia, a volte la Scienza ha bisogno di supporto, soprattutto quando si tratta di promuovere e cercare di implementare gli strumenti di sensibilizzazione a tematiche delicate come la prevenzione a determinate malattie. Si conclude questo ottobre 2020, mese segnato dal netto aumento dei contagi da Coronavirus (SARS-CoV-2) nel mondo. Eppure, questo non deve distogliere l’attenzione da altre tematiche non meno importanti ed altrettanto attuali: ottobre è il mese della prevenzione contro il tumore al seno, è il mese del nastro rosa a tutela della salute delle donne. 
Il tumore al seno si attesta come il tumore più frequente e maggiormente diagnosticato nelle donne, con un trend in crescita. Anche se si dispone di strumenti diagnostici e terapie sempre più avanzate e innovative, che hanno permesso di allungare le aspettative di guarigione e di vita, ad oggi, non è semplice contrastare appieno questo fenomeno. In questo scenario, la prevenzione deve essere anteposta per importanza alla triade ricerca-diagnostica-terapia, allo scopo di perseguire un obiettivo comune nella tutela della salute delle donne.

Epidemiologia del tumore al seno

Nel 2012 a circa 1.7 milioni di donne è stato diagnosticato il tumore al seno e nello stesso anno circa 521,900 donne hanno perso la vita. Più di due terzi dei casi di tumore al seno è diagnosticato nelle donne di età compresa o superiore ai 50 anni e la maggior parte di questi casi sono riscontrati nei paesi sviluppati. In Italia 1 donna su 8 si ammala di tumore al seno e si stima che ogni anno le diagnosi raggiungano oltre i 50.000 casi.
È meno risaputo, ma il tumore alla mammella colpisce anche l’uomo, anche se in percentuale minima (circa l’1%). In tal caso il sintomo più rappresentativo è dato dalla presenza di noduli solitamente al di sotto del complesso areola-capezzolo.

Anatomia del seno e cancerogenesi

Il seno o la mammella svolge importanti funzioni fisiologiche ed estetiche nella donna, ed è costituito da tessuto ghiandolare, adiposo e fibroso (Figure 1). Il tessuto ghiandolare della mammella è particolarmente ricco di vasi sanguigni, vasi linfatici e terminazioni nervose ed è costituito da cellule che si modificano e si riproducono continuamente seguendo il ciclo ormonale. In condizioni fisiologiche questo fenomeno è altamente regolato ed è funzionale al mantenimento dell’omeostasi e della corretta rigenerazione del tessuto. Tuttavia, quando si innesca il processo di cancerogenesi (sviluppo del tumore), questi meccanismi di regolazione vengono alterati determinando la comparsa di cellule anomale che crescono in modo incontrollato e scoordinato rispetto alle corrispondenti cellule dei tessuti normali. Il processo di carcinogenesi non è immediato, ma avviene lentamente nel corso di alcuni anni e sicuramente ci sono diversi fattori di rischio che agiscono da innesco del processo patogenetico.

Figure 1. Schematic view of nipple areola-complex.
Fattori di rischio

Diversi fattori di rischio legati al tumore alla mammella sono stati individuati da numerosi studi epidemiologici e classificati in due macrocategorie.

I fattori di rischio non modificabili riguardano l’età, la storia riproduttiva e genetica della donna:

  • Età: la probabilità di ammalarsi di tumore al seno aumenta con l’aumentare dell’età.
  • Storia riproduttiva: menarca precoce (prima degli 11 anni) e menopausa tardiva (oltre i 55 anni), così come l’assenza di gravidanze o prima gravidanza oltre i 35 anni. Inoltre è stato visto che l’allattamento riduce il rischio di contrarre il tumore alla mammella.
  • Familiarità: avere membri della famiglia con tumore al seno e/o alle ovaie aumenta del 10% la possibilità di ammalarsi.
  • Genetica: mutazione a carico di specifici geni (BRCA1 e BRCA2) sono direttamente legate allo sviluppo di tumore al seno e dell’ovaio, quindi è importante verificare se queste mutazioni vengono ereditate da casi familiari.

Fattori di rischio modificabili riguardano fattori ambientali esterni, nonché abitudini e stili di vita su cui è possibile agire per ridurli al minimo:

  • Obesità: il rischio di tumore al seno è più alto in donne in condizione di sovrappeso e obesità.
  • Alcol: il rischio aumenta in proporzione al quantitativo e alla frequenza nel consumo di alcol.
  • Tabagismo: il rischio di sviluppare il tumore al seno è maggiore nelle fumatrici.
  • Sedentarietà: l’attività fisica riduce il rischio di contrarre il tumore al seno.
  • Terapia Ormonale Sostitutiva: l’assunzione di farmaci a base di estrogeno e progesterone indicati come terapia sostitutiva dopo la menopausa può incrementare il rischio di tumore al seno.
  • Alimentazione: il ridotto consumo di frutta e verdura, abbinato ad una dieta ricca in zuccheri raffinati e grassi e ad un abuso di carni rosse specialmente se grigliate o affumicate incide sullo sviluppo di tumore al seno.
  • Fattori ambientali esterni: legati all’esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti o a sostanze cancerogene e/o mutagene (cioè che inducono mutazioni del DNA), come le diossine e i gas di scarico dei veicoli.
Lesioni preneoplastiche

Si tratta di un complesso di alterazioni o lesioni che possono progredire attraverso vari stadi di maturazione nel tempo, determinando lo sviluppo di un tumore, e vengono classificate in base al loro profilo istologico o tissutale. Lesioni benigne che non comportano un aumento di rischio di tumore al seno includono adenosi, ectasia del dotto, fibroadenomi semplici, fibrosi, mastite, iperplasia lieve, cisti e metaplasie di tipo apocrino o squamoso. Le lesioni che comportano un lieve aumento di rischio di sviluppo di tumore al seno, sono fibroadenoma complesso, iperplasia moderata con o senza atipia, adenosi sclerosante e papilloma. L’iperplasia duttale atipica e le neoplasie lobulari intraepitali sono le lesioni preneoplastiche maggiormente associate ad aumentato di rischio di sviluppare il tumore al seno.

Diagnostica e Screening

Fortunatamente, grazie ad una diagnostica sempre più precisa, attenta e puntuale, è possibile identificare efficacemente sia le lesioni preneoplastiche che l’evoluzione della massa tumorale, in modo da fornire una diagnosi negli stati iniziali della malattia e questo è un fattore cruciale per migliorare la prognosi di un tumore. Infatti, grazie ad esami come l’ecografia con elastosonografia, la mammografia (3D) con tomosintesi o con mezzo di contrasto, la Risonanza Magnetica Mammaria (RMM) e le biopsie mirate sotto guida radiologica, si registrano diagnosi sempre più precoci ed una mortalità sempre più ridotta, specialmente nei paesi sviluppati dove questi esami sono stati resi sempre più disponibili e accessibili.

L’autoesame

Scoprire il tumore nelle sue fasi iniziali di sviluppo, non solo incrementa notevolmente la possibilità di guarigione, ma permette di intervenire chirurgicamente senza procurare notevoli danno estetico alla donna. L’autopalpazione del seno è una procedura che la donna stessa può eseguire per esaminare potenziali cambiamenti sospetti, verificatisi nel tempo o persistenti (Figura 2). In condizioni fisiologiche, la struttura del seno è suscettibile alle variazioni dei livelli ormonali, quindi l’autopalpazione andrebbe effettuata una volta al mese superati i vent’anni di età, tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale. In menopausa il momento indicato in cui eseguire l’autoesame è indifferente. È comunque sempre consigliato effettuare visite senologiche e consultare un medico specialista al fine di effettuare la pratica nel modo corretto e verificare l’eventuale presenza di lesioni preneoplastiche o altri segni clinici sospetti e meritevoli di ulteriori indagini.

Figure 2. Per una corretta palpazione del seno è necessario:
• Palpare entrambe le mammelle in senso rotatorio (circolare) con le dita unite.
• Non tralasciare la palpazione dell’ascella e del capezzolo.
• Guardare allo specchio se vi siano irregolarità della cute.
• Evidenziare, con una leggera spremitura del capezzolo, se sono presenti secrezioni sierose o di sangue.
In tal caso è utile effettuare un esame citologico del secreto mammario.

  

In particolare, fare attenzione se:

  • La cute della mammella o dell’areola sembra alterata, arrossata, ispessita, retratta o con noduli in rilievo.
  • Il capezzolo appare retratto, soprattutto se la rientranza del capezzolo è comparsa di recente e se sulla cute dell’areola compaiono delle piccole eruzioni cutanee o delle crosticine.
  • Compaiono spontaneamente secrezioni dal capezzolo, soprattutto se sierose o di sangue.
  • Alla palpazione della mammella o del cavo ascellare si nota la comparsa di tumefazioni.
  • Compaiono arrossamenti o cambiamenti di forma e dimensioni in uno o entrambi i seni.

Terapia e prospettive future nella ricerca

La ricerca e la medicina hanno sicuramente dato un contributo notevole negli ultimi anni nello sviluppo di opzioni terapeutiche sempre più efficaci e mirate. Il ventaglio di opzioni terapeutiche ad oggi comprende la chirurgia, la radioterapia e le terapie farmacologiche.

Chirurgia

Gli interventi chirurgici sono ancora il mezzo più risolutivo ed efficace per la cura e la completa guarigione da tumore alla mammella. In base allo stadio e alle dimensioni del tumore, gli interventi dai meno ai più invasivi vanno dall’asportazione limitata di una parte del seno contenente il tumore e parte del tessuto sano limitrofo (resezione ghiandolare, quadrantectomia), all’asportazione completa della ghiandola mammaria insieme al capezzolo, alla cute e i linfonodi ascellari (mastectomia radicale). L’asportazione completa dei linfonodi ascellari è necessaria in caso di metastasi ascellari accertate o evidenti all’esame clinico preoperatorio. A questi interventi può seguire un intervento di chirurgia plastica volto a ripristinare la forma e il volume della mammella asportata in caso di mastectomia.

Radioterapia

La radioterapia utilizza radiazioni ionizzanti ad alta energia per uccidere le cellule tumorali ed agisce nella parte del corpo in cui le radiazioni somministrate da un apparecchio esterno vengono concentrate. La radioterapia può essere successiva ad interventi chirurgici allo scopo di eliminare eventuali residui di cellule tumorali residue e di diminuire in tal modo il rischio di recidive locali. Tuttavia, può causare effetti collaterali soprattutto locali fra cui i più comuni sono fenomeni irritativi della cute, arrossamento nausea e senso di affaticamento.

Terapie farmacologiche

Le terapie farmacologiche hanno lo scopo di eliminare le cellule tumorali a livello sistemico agendo così su eventuali metastasi, riducendo il rischio di recidiva e aumentando la possibilità di guarigione. Le terapie farmacologiche includono:

  • Chemioterapia
    Prevede l’uso di farmaci anti-tumorali che vengono somministrati per endovena o per via orale con lo scopo di raggiungere le cellule tumorali. Non sempre è necessaria, ma in alcuini casi è fortemente raccomandata dopo gli interventi chirurgici (chemioterapia adiuvante) per eliminare possibili cellule tumorali residue, oppure prima dell’intervento chirurgico (chemioterapia neoadiuvante) allo scopo di ridurre la massa tumorale ancor prima dell’intervento. I principali effetti collaterali sono la perdita di capelli, vomito, nausea, inappetenza, fatica e sono riscontrabili anche alterazioni nel ciclo mestruale e nella fertilità della donna.
  • Terapia Ormonale o endocrina
    Prevede l’utilizzo di farmaci che bloccano l’azione o la produzione di estrogeno e progesterone. È stato visto come questi ormoni sostengano la crescita delle cellule tumorali nelle pazienti in cui viene rilevata l’interazione ormone-cellula tumorale (hormone-receptor positive). È ben tollerata con limitati effetti collaterali e può essere utilizzata, a seconda dei casi, sia dopo o prima l’intervento chirurgico.  
  • Immunoterapia
    Questo approccio prevede l’utilizzo di “farmaci biologici”, come gli anticorpi monoclonali, che stimolano il sistema immunitario del paziente per riconoscere e uccidere le cellule tumorali in modo selettivo, riducendo così gli effetti collaterali. L’immunoterapia può essere effettuata tramite l’utilizzo di molecole che stimolano e innescano il sistema immunitario a riconoscere ed eliminare le cellule tumorali, oppure tramite l’utilizzo di molecole in grado di riconoscere direttamente ed eliminare le cellule tumorali. Da qui è nata la branca dell’immunoncologia che sta rivoluzionando per interesse ed efficacia il modo di trattare le malattie tumorali, dalle fasi iniziali alle fasi avanzate della malattia, quando avviene lo sviluppo di metastasi, con la speranza che in futuro possa rimpiazzare altre tipologie di trattamento più invasive ed aggressive.
Conclusioni

Negli ultimi anni, la ricerca ha fatto notevoli passi avanti e continua indefessa a lottare nella tutela della salute delle donne. Il tumore al seno condiziona pesantemente il benessere fisico della donna, l’aspetto psicologico ed estetico, durante tutte le fasi della malattia, finanche quelle dopo la guarigione. È fondamentale quindi informare e rendere consapevoli le donne, poiché la prevenzione è uno strumento che permette ai professionisti della salute di agire in tempo, di prevenire trattamenti radicali e salvaguardare la salute e la bellezza della donna.
ScienceRely sostiene la campagna del nastro rosa per la tutela della salute delle donne.

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