di Antonino Napoleone, Giuseppe Scarlata, Domenico Gangemi | 28 Marzo 2020
In data 28 marzo 2020, sono registrati 652.079 casi di Coronavirus Disease-19 (Covid-19) in tutto il mondo, di cui 92.472 solo in Italia che giunge drammaticamente a quota 10.023 vittime dall’inizio della pandemia. Il nuovo Severe Acute Respiratory Syndrome coronavirus umano (SARS-Cov-2) emerso per la prima volta nella città di Wuhan, Cina, nel dicembre 2019, si è diffuso in 177 paesi nel mondo in meno di 5 mesi, destabilizzando la quotidianità di milioni di persone e allarmando l’opinione pubblica, turbata dall’incremento esponenziale del numero dei contagi e dell’aumento del numero delle vittime. SARS-Cov-2 si attesta come settimo coronavirus conosciuto in grado di infettare l’uomo, preceduto dai noti SARS-CoV e MERS-CoV, e i meno noti HKU1, NL63, OC43 e 229E. L’istituto di Virologia di Wuhan, fondato nel 1956 in collaborazione con l’Accademia Cinese delle Scienze, rappresenta un centro di eccellenza mondiale per lo studio dei Coronavirus umani ed animali e di recente è stato al centro di una bufera mediatica per la presunta bio-ingegnerizzazione di SARS-CoV-2, da cui poi ne sarebbe derivata la diffusione volontaria o accidentale nell’ambiente. Le tecniche per poter ingegnerizzare un microrganismo sono ben consolidate da tempo nella pratica scientifica e sono, ad esempio, alla base dello sviluppo di numerosi farmaci e vaccini in uso. Queste in genere si attuano a partire dal genoma (DNA o RNA) di un microrganismo già noto ed isolato, a cui poi si applicano modifiche sperimentali. Se SARS-CoV-2 fosse stato creato in laboratorio, sarebbe stato facilmente possibile risalire alle tecniche di laboratorio utilizzate dagli scienziati per manipolare il genoma del virus. Inoltre, è improbabile che SARS-CoV-2 sia stato creato in laboratorio per una serie di motivi dimostrati scientificamente. Ricercatori da diversi paesi del mondo (fra cui l’Italia) hanno isolato il virus, sequenziato e analizzato il genoma e universalmente concluso che SARS-CoV-2 si sia originato in natura. Da quanto riportato sulla nota rivista Nature, lo scenario plausibile che ne spiegherebbe l’origine sarebbe la selezione naturale del virus in un ospite animale prima della trasmissione nell’uomo. Infatti la sequenza completa di SARS-CoV-2 pubblicata di recente su Lancet condivide una elevata similarità (96%) con la sequenza di coronavirus di pipistrello. Un’altra elevata similarità è stata riscontrata con la sequenza di coronavirus di pangolino da cui SARS-CoV-2 avrebbe potuto effettuare il salto di specie acquisendo mutazioni che ne avrebbero incrementato al virulenza nell’uomo.
La similarità con gli altri coronavirus umani come SARS-CoV e MERS-CoV è del 79% e del 50% rispettivamente. Per esempio, se si facesse una lettura del genoma virale di due pazienti affetti da Covid-19, l’identità delle sequenze sarebbe superiore al 99%, quindi più alta è questa similarità, più è probabile che ci sia una stretta relazione e/o derivazione. Lo stesso principio è applicabile alla diretta connessione del genoma umano con quello dello scimpanzé con similarità del 98%, da cui ne è stato dedotto il comune processo evolutivo. Da dove deriva l’idea di accostare il genoma di SARS-CoV-2 a quello dei pipistrelli? A scoprirlo è stata proprio la scienziata cinese Shi Zhengli presso l’istituto di Virologia di Wuhan, che da anni studia le caratteristiche di questi virus nei pipistrelli e il possibile rischio di trasmissione animale-uomo. Nel mezzo di una emergenza sanitaria di tale portata è comprensibile chiedersi da dove abbia avuto origine l’agente virale causa della attuale pandemia. Gli studi menzionati hanno confutato le teorie diffuse in rete di manipolazione e creazione di SARS-CoV-2 in laboratorio, anche se ulteriori ricerche sono necessarie per spiegarne appieno l’elevata contagiosità e i meccanismi di trasmissibilità animale-uomo. Condividiamo la fiducia nelle scienze mediche e non mediatiche, per arginare tutto questo serve la collaborazione da parte di tutti

Bibliografia:
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2. https://coronavirus.jhu.edu/map.html
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